domenica 15 aprile 2012

Itinerario 6. Chieri - Riva - Pralormo

È possibile scaricare il tracciato completo dell’itinerario: Mappa

Tulipani in fiore nel giardino del castello di Pralormo
L'itinerario è stato provato più volte e da persone diverse. Saremo comunque grati a chiunque voglia aggiungere osservazioni, consigli e correzioni nell'apposito spazio in fondo alla pagina.



Una volta arrivati a Pralormo è possibile raggiungere il lago della Spina per una sosta picnic.





Punti di interesse culturale: lungo il percorso si incontrano alcuni monumenti di interesse storico, che in alcuni casi è possibile visitare, ma che meritano comunque una sosta:

Riva presso Chieri, Palazzo Grosso (oggi Palazzo Comunale): costruito a partire dal 1738 da Bernardo Vittone prima e da Lodovico Maria Quarini poi, il palazzo passò ai Radicati di Bruzolo che, nel 1934, lo donarono al comune. All’interno il bell’edificio in cotto conserva una decorazione pittorica molto originale, basata soprattutto sull’uso abilissimo dell’illusione prospettica grazie alla tecnica del trompe l’oeil: nell’atrio il finto bugnato è impreziosito da una perfetta ombra indotta e assecondata dai fasci di luce che si immaginano provenire dalle aperture sulla piazza o sul giardino. Nel resto del complesso l’illusione si fa sempre più ingannevole e multiforme aggiungendo a ingannevoli fondali l’illusione di una multiforme raccolta di pezzi archeologici, di gusto disparato e di varia provenienza. Il supervisore dei lavori, quello che oggi chiameremmo direttore artistico, fu un importante personaggio della corte sabauda, Pio Grisella, conte di Cunico, inviato straordinario di nomina regia prima a Roma e poi a Genova, quindi consigliere sabaudo e riformatore della regia Università. Furono proprio i viaggi del nobiluomo, in un momento di grande fervore archeologico e antichistico poiché tra il 1738 e il 1765 si erano avute le prime sensazionali scoperte dei centri vesuviani di cui da quasi 1700 anni si era persa notizia, che ispirarono le pitture dei fratelli Torricelli, gli artisti incaricati di eseguire la decorazione.

Riva presso Chieri, chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta: costruita a partire dal 1725 su disegno dell’architetto Plantery, cui subentrò Bernardo Vittone che vi lavorò fino alla morte avvenuta nel 1770, venne terminata solo nel 1792 grazie alla direzione dell’architetto Dellala di Beinasco. Ampiamente rimaneggiata tra il 1860 e il 1870, conserva dell’edificio del Vittone, oltre alla pianta ottagonale, la facciata e la grande cupola.

Tenuta Spinola Banna: imponente complesso di edifici rurali a corte chiusa, tra i più grandi e interessanti del Piemonte, è dominato da un massiccio torrione rimodernato sulle fondazioni di un’antica casaforte, la cui più remota attestazione risale alla seconda metà del Duecento. Possesso dei Canonici di Asti, poi feudo dei Roero, degli Asinari di Virle e dei Caraglio, venne eretto con Chieri, Poirino e Riva in principato nel 1785 da Vittorio Amedeo III di Savoia in favore del figlio Vittorio Emanuele, Duca d’Aosta. In seguito la tenuta ebbe vari proprietari, fino ad arrivare nel corso della prima metà del Novecento alla famiglia Spinola.
Gli edifici che costituiscono il complesso comprendono fabbricati di epoca medioevale e tardo settecentesca e sono ancora in parte utilizzati per le attività dell’azienda agricola, di 280 ettari, coltivata a grano tenero, meliga e soia, colture classiche per queste zone e per questa tipologia di terreno. L'attrezzatura esistente consente l'autosufficenza dalla raccolta e alla semina senza necessita' di ricorrere all'outsourcing.
Attorno al castello, negli anni '90, l'architetto paesaggista Paolo Pejrone ha disegnato un moderno giardino, articolato in sette grandi stanze che si affacciano su quattro piccoli laghi.
Nella tenuta Banna ha sede la Fondazione Spinola Banna per l’Arte, nata nel 2004 con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea tramite un programma di workshop e seminari, il cui fine è l’approfondimento teorico delle pratiche artistiche attuali e la didattica dei temi più rilevanti del dibattito filosofico ad esse correlato.
La Fondazione propone seminari pubblici, workshop e conferenze sull'arte e sulla musica contemporanea nello splendido quadro della tenuta di Banna.
La Fondazione Spinola Banna per l’Arte ha realizzato in una porzione degli edifici rustici al momento inutilizzati una residenza per artisti, la cui capacità ricettiva massima prevista è di otto posti letto in camere singole con servizi autonomi, e la possibilità di ospitare persone disabili.

Palazzo Valgorrera: Citato nel 1152 in un diploma di Federico Barbarossa, appartenne per secoli ai Malabaila di Asti, poi ai Camera di Salasco, ai Falletti di Barolo ed ai Ferrero di Ormea. Gia' definito "veter", vecchio, in un documento del 1429 che ne descrive fedelmente la parte ancor oggi leggibile, si trova in avanzato stato di decadenza. Il bene e' tutelato ai sensi della Legge 1089/39.

Torre Valgorrera: Il documento più antico in cui è nominata Torre Valgorrera risale al 1190, quando i signori Stuerda la cedettero ai Pelletta, artigiani, pervenuti, come i Malabaila, allo status nobiliare attraverso la ricchezza accumulata con l’attività di mercanti e banchieri. Queste due casate
si spartirono per secoli il possesso del feudo di Torre Valgorrera, in condominio o in alternanza con altre famiglie aristocratiche, tra cui i Benso di Cavour, che già compaiono come comproprietari nelle prima metà del Seicento. E vi rimarranno, con qualche interruzione, fino al 1818, quando il marchese Michele Giuseppe decide di vendere le terre e la propria parte del castello. Suo figlio, Camillo, il grande artefice dell’unità d’Italia, aveva all’epoca otto anni.
Nel 1833 acquistarono l’intera tenuta i fratelli Nigra, banchieri, i quali fecero restaurare la
torretta ottagonale confermando al maniero quell’aspetto di elegante dimora gentilizia che, pur attraverso i successivi passaggi di proprietà, ha comunque mantenuto fino ad oggi, accompagnando gli automobilisti in transito sulla strada di Isolabella. Ma basta superare il cancello ed avviarsi verso il ponte di accesso per ritrovare intatto il fascino del tempo, che si è fermato davanti alla facciata della massiccia fortezza medievale, non visibile dalla via pubblica.

Menabò: Frazione caratterizzata da una cascina a corte aperta, anteriore all’800. Il castello a cui la cascina e' annessa risale al XIII secolo; la chiesa e' stata ultimata e consacrata nel 1699; il granaio e le scuderie risalgono invece al 1863.

Il castello di Pralormo
Pralormo e il castello dei Conti Beraudo: piccolo centro agricolo di 1830 abitanti, conserva nella parte alta del paese una torre di segnalazione forse del XIII secolo, con cella campanaria del ‘400 e l’antica parrocchiale in parte in rovina, con facciata rinascimentale e bel portale ligneo. Ai margini dell’abitato sorge il castello dei Conti Beraudo, medioevale con aggiunte successive. Il castello è circondato da un giardino ottocentesco progettato dall’architetto di corte Xavier Kurten, e da edifici rustici, che ospitano ogni anno in primavera la rassegna floreale ed orticola Messer Tulipano. Cfr. i siti web http://www.comune.pralormo.to.it/  e http://www.castellodipralormo.com/

Lago della Spina: è un bacino artificiale situato nel comune di Pralormo, realizzato con finalità irrigue. La diga, in terra e materiali sciolti, misura 20 metri di altezza, 6 di larghezza del coronamento e 190 di lunghezza. Il lago appartiene al bacino idrografico del Torrente Banna e in esso confluiscono le acque del Rio Torto e quelle del Rissarasco, le quali un tempo venivano convogliate attraverso un tunnel in muratura oggi non più utilizzato. Il lago e i boschi che lo circondano rappresentano un patrimonio ambientale prezioso per il territorio circostante.
Il lago, che prende nome dall'omonimo santuario, fu costruito nel 1827; i committenti dei lavori furono il Conte Carlo Beraudo di Pralormo e il Marchese Carlo Emanuele Ferrero della Marmora, e l'opera fu dichiarata di pubblica utilità con le Lettere Patenti di Carlo Alberto del 28 agosto 1827.
La direzione dei lavori fu affidata all’ingegnere idraulico Cavaliere Barabino, che realizzò un’opera notevole non solo per le dimensioni ma anche per l’ingegnoso meccanismo d’irrigazione di cui dotò l’invaso. Barabino realizzò infatti un sistema di irrigazione che tramite un galleggiante raccoglieva solo l’acqua più superficiale e più fertile ed evitava di tagliare la diga tutte le volte che fosse necessario irrigare.

Il Pianalto: con il termine Pianalto si identifica un territorio (l’Altopiano di Poirino) connotato geograficamente da un’area pianeggiante che si sviluppa, con un’estensione di circa 400 km quadrati, a Sud-Est della Collina Torinese. Esso appare sospeso, tramite scarpata di altezza variabile, rispetto ai Rilievi dell’Astigiano a Est e alla Pianura Piemontese meridionale a Ovest.
In generale, la superficie dell’Altopiano, pur apparendo in confronto ai rilievi collinari adiacenti come un’area grosso modo pianeggiante, mostra un’inclinazione ed un’ondulazione apprezzabili.
La conformazione dell’Altopiano di Poirino, retaggio del Pleistocene, e la situazione della copertura limosa sabbioso-argillosa del primo sottosuolo di questi depositi fluviali antichi, ha fortemente condizionato l’attuale paesaggio agricolo zonale del territorio.
Nel settore settentrionale dell’Altopiano, l’uso del suolo in epoca storica, adibito prevalentemente a seminativo asciutto, a prato e a bosco, col passare del tempo, nei terreni fiancheggianti i corsi d’acqua, si è trasformato in coltura specializzata ad alto reddito agricolo: la coltivazione degli asparagi.
Nel settore centrale e, in parte, in quello meridionale, invece, la peculiare conformazione del Pianalto, nelle aree più depresse, ha altresì favorito la formazione quasi naturale di laghetti di ritenuta agricola, su un substrato pressoché impermeabile.
Più in particolare, tali laghetti sono sorti dove il primo strato del terreno risulta completamente argilloso e di colore rossastro, per l’alta percentuale di ferro che la caratterizza, e hanno dato origine alle tradizionali peschiere, habitat ideale per la tinca gobba dorata (http://www.arcanova.info/mat/aziende_schede/razze_autoctone/TincaGobbaDorata.pdf).
Il tipico paesaggio delle terre rosse corrisponde a buona parte dei settori centrali e meridionali dell’Altopiano di Poirino, entro i territori compresi nelle perimetrazioni Comunali di Poirino, Pralormo, Isolabella, Cellarengo, Valfernera, Montà d’Alba, Ceresole d’Alba, Sanfrè, Sommariva Bosco.
Il termine Pianalto è il frutto di una ricerca storica e geografica e connota un territorio ben definito nei suoi confini e con caratteristiche ambientali prevalentemente agricole (http://www.life-pianalto.org/01_01_progettoPianalto.php).

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